La percentuale di persone tra i 14 e i 25 anni che lavorano durante l’anno scolastico è raddoppiata dal 18 al 36% tra il 2006 e il 2023.
Il lavoro secondario è particolarmente popolare tra gli studenti fiamminghi: più di tre quarti di loro hanno un lavoro e circa la metà di loro lavora durante l’anno scolastico, riferisce De Tijd sulla base dei dati della Piattaforma di ricerca giovanile.
I giovani i cui genitori hanno un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di avere un lavoro a tempo parziale e di lavorare al di fuori delle vacanze scolastiche, mentre quelli con un background migratorio hanno meno probabilità di avere un lavoro a tempo parziale.
Anche il contesto finanziario gioca un ruolo importante nel determinare se e quando i giovani lavorano. Coloro che sbarcano facilmente il lunario hanno meno probabilità di lavorare rispetto a coloro che hanno maggiori difficoltà finanziarie. E la decisione di lavorare solo durante le vacanze è più comune tra i giovani con genitori mediamente o alto-qualificati, che in media hanno un reddito più alto.
L’impatto sui risultati non è chiaro
Non è chiaro se avere un secondo lavoro influisca sul rendimento scolastico. Uno studio di UGent ha rilevato che gli studenti lavoratori impiegano in media più tempo per finire gli studi rispetto a quelli senza lavoro. Ma uno studio del 2020 della Vrije Universiteit Brussel non ha trovato alcun legame tra avere un secondo lavoro e risultati accademici peggiori. Entrambi gli studi concordano, tuttavia, sul fatto che lavorare molte ore alla settimana ha un impatto negativo sui risultati.
I lavori per studenti sono particolarmente popolari in Belgio perché sono esentasse. Dal 2023 i giovani possono lavorare 600 ore all’anno senza dover pagare le tasse. Questa tendenza si manifesta anche nel crescente numero di “flexi-jobs”, che consentono alle persone con almeno l’80% di occupazione di lavorare a tempo parziale senza dover pagare le tasse sul loro reddito extra.