mamma e figlio
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Sono stati presentati a Bruxelles, sabato 28 settembre, i risultati del progetto “Antenor – Moving families”, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e dal Com.IT.ES di Bruxelles, Brabante e Fiandre. Autore del rapporto è stata la Filef Nuova Migrazione – Belgio, che assieme a CASI-UO e ITACA/INCA, ha incontrato e intervistato oltre settanta nuclei familiari (dove ameno un genitore fosse italiano) per  comprendere meglio le esigenze e le sfide affrontate dalle famiglie italiane che si trasferiscono all’estero. L’obiettivo? Arrivare a fornire ai nuovi migranti un supporto concreto e personalizzato condividendo una rete di informazioni utili in materia, ad esempio, di alloggio, lavoro, istruzione, sanità e burocrazia, ma anche apprendimento linguistico e mantenimento della lingua madre.

Negli ultimi anni, sono infatti sempre di più i e le connazionali che hanno scelto di trasferirsi in Belgio per motivi di lavoro, studio o per cercare nuove opportunità. Arrivano con le proprie famiglie, oppure scelgono di creare una famiglia nel nuovo Paese. Tra queste persone, ci sono anche i cosiddetti “migranti di rimbalzo”, ovvero coloro che, dopo aver acquisito la cittadinanza italiana, decidono di trasferirsi all’estero. Si tratta di una migrazione che raramente frequenta il mondo dell’associazionismo italiano ma che ciò nonostante – questa l’ipotesi di partenza della ricerca – è confrontata con problematiche di gestione della quotidianità? 

I risultati delle interviste hanno permesso di mettere in luce esigenze ed esperienze comuni; hanno evidenziato specificità legate alle diverse regioni di residenza, ai legami con l’Italia e, ad esempio, alle aspettative sulla durata del soggiorno in Belgio. Soprattutto hanno aperto un mondo sulla nuova migrazione dove la ricerca di “appartenenza” e il bisogno di “fare comunità” con altri italiani è molto forte – e non c’entra solo il desiderio di mantenere viva la lingua italiana.

Ma andiamo con ordine. In generale, le famiglie italiane esprimono soddisfazione per il sistema sanitario belga, apprezzandone l’efficienza e l’accessibilità. Inoltre, il Belgio, molto più dell’Italia, si conferma come un Paese dove è molto più facile conciliare lavoro e famiglia, con servizi di assistenza all’infanzia diffusi e flessibilità lavorativa. Questo aspetto rappresenta un fattore importante per molte famiglie che decidono di trasferirsi a Bruxelles o nelle Fiandre. Anzi, la principale motivazione che spinge le famiglie italiane a trasferirsi in Belgio è proprio la ricerca di lavoro. D’altra parte l’assenza di opportunità lavorative adeguate in Italia è un fattore determinante per la scelta di emigrare all’estero e in Belgio.

Ciò detto, uno degli scogli principali nei quali si imbattono le famiglie intervistate ha a che fare con il reperimento delleinformazioni sul sistema sociale locale: ci si affida a quanto si riesce a ricavare dai contatti personali o, nel caso di coppie miste, dal partner belga. Questo sembra mettere in evidenzia la mancanza di canali informativi ufficiali facilmente accessibili alle famiglie straniere migranti. La sfera scolastica emerge come particolarmente problematica in termini di comunicazione per le famiglie che non conoscono il sistema educativo francofono o fiammingo. 

Si è già accennato al fatto che le relazioni con la comunità di italiani siano molto valorizzate. Difficile generalizzare ma questo è un dato che emerge in modo molto chiaro dalla parole di coloro che hanno accetta to partecipare alle interviste. Le famiglie italiane in Belgio, insomma, si dimostrano attente al mantenimento della lingua madre per i propri figli e interessate all’offerta di corsi per bambini. A ciò si affianca il bisogno di creare comunità con occasioni di scambio che coinvolgano non solo i piccoli ma ugualmente mamme e papà. Molti genitori, sentendosi parte di nuclei familiari con pochi contatti sociali, hanno infatti manifestato il desiderio di ampliare il proprio cerchio relazionale, partecipando a gruppi di genitori sia italiani che di altre nazionalità. È nelle Fiandre e nel Brabante Fiammingo in particolare (dove la comunità italiana è meno numerosa e strutturata) che ci si lamenta, per lo più, per l’assenza di attività specifiche dedicate alla comunità italiana e di una comunità italofona strutturata (“Sarebbe utile avere una rete di contatti con italiani già qui che possano offrire consigli e aiuto”).

All’evento organizzato a Bruxelles, con la presenza del Console Generale di Bruxelles Francesco Varriale, è stata anche presentata una guida, da titolo “Essere genitore in Belgio -Piccolo prontuario di orientamento “, rivolta agli emigranti italiani che descrive i servizi disponibili riguardanti la prima accoglienza e i primi passi da fare all’arrivo in Belgio. 

(Valeria Camia)

foto di Laurent Peignault da Unsplash

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Camia
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