In Belgio nessun aumento salariale in vista almeno fino al 2028. Colpa dell’indicizzazione e delle “Legge del 1996”
Secondo il rapporto annuale del Consiglio Economico Centrale (CCE), il divario di salario orario tra il Belgio e i suoi vicini (Francia, Germania e Paesi Bassi) è dal 2,9% nel 2023 all’1,8% nel 2024 (era 0,9% nel 2022). L’attuale previsione dell’1,8% suggerisce che non ci sarà spazio per aumenti salariali nemmeno nel periodo 2025-2028.
Il sistema unico del Belgio di indicizzazione dei salari all’inflazione ha stimolato negli anni passati una crescita salariale più rapida rispetto ai suoi vicini europei. Il Belgio, infatti, insieme al Lussemburgo, è l’unica nazione dell’eurozona che adegua automaticamente i salari del settore pubblico e privato in base all’inflazione. Tuttavia, il recente calo dell’inflazione ha determinato un aumento salariale maggiore in Belgio rispetto a Paesi che non dispongono di tale sistema come Francia, Germania e Paesi Bassi.
Conseguenze per il mondo del lavoro
Partiamo da una legge, la “Legge del 1996”, che mira a promuovere l’occupazione e a salvaguardare la competitività e che impedisce anche gli “handicap salariali”. Voluta dal governo di Charles Miche nel 2017, la legge si propone insomma di impedire che i costi del personale in Belgio siano più costosi per i datori di lavoro.
La “Legge del 1996” è però fortemente criticata da sindacati e diversi partiti politici, tra cui il Partito socialista (PS), il Partito dei lavoratori belgi (PTB-PVDA) ed Écolo/Groen: per questi attori, bloccare qualsiasi aumento significativo dei salari è una scelta totalmente scollegata dalla realtà socio-economica. FGTB, un importante sindacato, critica la legge per aver ostacolato la crescita dei salari e ne chiede la revisione per servire meglio gli interessi dei lavoratori.
Foto di Léonard Cotte da Unsplash