A Lovanio è andata in scena una testimonianza di come la collaborazione tra enti italofoni possa fare bene all’italianità in Belgio.
Prendete un attento osservatore e esperto delle politiche sociali e dei flussi migratori; una persona da anni attiva nel campo della formazione linguistica per adulti e un ricercatore universitario in linguistica nonché insegnante di italiano. Portate tutti questi individui sotto lo stesso tetto a discutere di quale sia l’utilità oggi, la storia passata e il futuro possibile della lingua italiana nel mondo, in Belgio, nelle Fiandre, a Lovanio.
E’ quanto proposto dalla serata organizzata congiuntamente da Filef e Società Dante Alighieri di Lovanio lo scorso 9 marzo.
Il risultato? Dalla consapevolezza che la lingua italiana non è – a dispetto di quanto alcuni pensano – la prima e nemmeno la seconda tra le lingue straniere più studiate … alla certezza che sono necessarie politiche volte a valorizzare il patrimonio culturale dell’Italia quale strumento cardine per promuovere l’apprendimento linguistico dell’Italiano: tra le terze e quarte generazioni, tra gli studenti, tra le persone pensionate. Insomma, si tratta non solo di diffondere la cultura letteraria italiana, dei grandi poeti. La sfida, per tenere vivo l’italiano nel mondo è avvicinare all’italianità – che, di contro, sono la conoscenza linguistica rende possibile.
Le opportunità sono numerose. Tra queste, il punto di partenza rimane la migrazione italiana, chiave – tra l’altro – della programmazione radiofonica di Radio Mir, la webradio nata in seno alla Filef Nuova migrazione Belgio. Essa è certamente mobile e non di rado porta le famiglie migranti (o expats) a investire scolasticamente nell’inglese (ma anche nel francese o nel fiammingo, per il caso belga), quindi mostrando un attaccamento “negoziabile” per l’apprendimento della lingua natia. Apparentemente, però, dato che le richieste di corsi di italiano per i figli in Belgio, soprattutto a Bruxelles e nelle Fiandre, sono in crescita.
C’è poi l’interesse dei giovani non italofoni in Belgio per l’italiano, ma non tanto in quanto “la lingua di Dante”. Piuttosto perché è la lingua parlata dai Måneskin – chiedete a un giovane belga di cantare un pezzo di Zitti e buoni e non rimarrete delusi.
E che dire degli anziani? Amanti dell’Italia come destinazione di vacanze o perché al paese legano esperienze giovanili… Investire nella Terza Età è una risorsa. Non è solo l’Ue a dirlo…
Diversi sono i pubblici possibili e varie le proposte per interessarli. E infatti in Belgio, come altrove, sono presenti una moltitudine di associazioni, enti, gruppi, ecc. con bellissime offerte di attività sociali, enogastronomiche, ricreative, e così via. Ma proprio questa pluralità, che dovrebbe e potrebbe essere fonte di ricchezza e promozione della lingua italiana, non trova adeguato sbocco per il proprio potenziale, là dove i numerosissimi attori presenti nel territorio che non si parlano o non cooperano. Addirittura, ignorano le esistenze gli uni degli altri.
Quella di Lovanio è stata una serata all’insegna della conoscenza reciproca e una testimonianza di come la cooperazione possa velocemente e, anche, facilmente generare spunti di riflessione così come idee per progetti concreti.