Una persona su 5 in Belgio è povera: 600.000 sono coloro che necessitano di aiuti alimentari. Un memorandum definisce misure specifiche per garantire il Diritto all’Alimentazione.
Secondo i dati più recenti forniti dalla Croce Rossa, emerge una situazione allarmante in Belgio. Attualmente, uno su cinque cittadini belgi vive al di sotto della soglia di povertà, con un reddito che non supera i 1.287 euro al mese (o 2.703 euro al mese nel caso di nuclei familiari composti da due adulti e due bambini). È preoccupante sapere che oltre 600.000 persone nel paese dipendono dall’assistenza alimentare per soddisfare i loro bisogni più fondamentali. Di queste, più di 90.000 risiedono nella Regione di Bruxelles-Capitale e circa 300.000 in Vallonia.
Tuttavia, la sfida più pressante a cui stiamo assistendo è che garantire il cibo a chi ne ha bisogno sta diventando sempre più complicato. Questo allarme è stato sollevato da organizzazioni di assistenza alimentare che operano principalmente grazie al lavoro volontario. Queste organizzazioni vedono un costante aumento delle richieste di assistenza, mentre le fonti di approvvigionamento si stanno restringendo.
Al fine di istituire un sistema alimentare sostenibile e inclusivo capace di soddisfare i bisogni vitali delle persone più vulnerabili in Belgio, la Concertazione per l’Aiuto Alimentare (CAA) ha pubblicato il memorandum PER UN ACCESSO A UN’ALIMENTAZIONE DI QUALITÀ PER TUTTI. Si tratta di un documento che discende dal lavoro di concertazione con le organizzazioni di assistenza alimentare e che, in vista delle elezioni del 2024, formula richieste e propone misure specifiche per concretizzare il Diritto all’Alimentazione.
“Per garantire un accesso sostenibile a un’adeguata alimentazione per tutti, è necessario progredire su tutti i diritti in modo coordinato e coerente: combattere le disuguaglianze sociali e la povertà, in particolare consentendo a ciascuno di avere un reddito adeguato, una casa salubre e accessibile, cure mediche accessibili e di qualità, sostenendo nel contempo una transizione verso sistemi alimentari sostenibili e accessibili a tutti.” (dal memorandum di CAA)
Diritto all’alimentazione: passa dalla qualità dei cibi
CAA propone un primo asse di azione per garantire un’assistenza alimentare di qualità. Si tratta non solo di garantire assistenza alimentare incondizionata ovvero disponibile a tutti – questo è un principio fondamentale dei diritti umani, che afferma che tutti hanno diritto ad un’alimentazione sufficiente; ma anche assistenza alimentare di qualità – ma anche di migliorare l’approvvigionamento e la logistica tra “donatori” e le organizzazioni di assistenza alimentare. Queste ultime dovrebbero avere accesso a risorse sufficienti per fornire assistenza alimentare a tutti coloro che ne hanno bisogno, tuttavia, il problema è che spesso gli alimenti “donati” sono cibi scaduti: le persone che si trovano in situazioni di precarietà economica e di salute fisica ricevono quindi scarti di bassa qualità! Come spiega Brigitte Grisar di Federazione dei Servizi Sociali, la legge non prevede una definizione chiara delle donazioni fatte a chi ne ha bisogno. Ad oggi il governo non impone controlli precisi sugli alimenti e non viene nemmeno definito chi debba occuparsi della verifica della qualità.
Mense gratuite nelle scuole e più soldi per progetti concreti
La Concertazione per l’Aiuto Alimentare ha formulato, nel suo memorandum, anche proposte per concretizzare il diritto all’alimentazione garantendo un accesso a un’alimentazione di qualità per tutti.
Tra i punti inclusi figurano l’istituzione di mense gratuite nei nidi d’infanzia e nelle scuole (CAA sostiene che le mense gratuite dovrebbero essere istituite nei nidi d’infanzia e nelle scuole. Questo garantirebbe che tutti i bambini abbiano accesso ad un’alimentazione sana e nutriente) e il sostegno alla ricerca, allo sviluppo e alla valutazione di progetti concreti. Si delinea quindi la centralità di sostenere la ricerca, lo sviluppo e la valutazione di progetti concreti volti a rendere effettivo il diritto all’alimentazione. Questo contribuirebbe a migliorare la comprensione dei problemi dell’insicurezza alimentare e a sviluppare soluzioni efficaci.
Foto di Piotr Miazga da Unsplash