Mano, Schiaffo
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Il governo belga finisce in tribunale. L’obiettivo è costringerlo a vietare per legge la violenza educativa. In Italia si ha lo stesso problema.

In Belgio non esiste una legge che vieti a scuola le sculacciate o altre forme di “violenza educativa”.  Eppure, sono molte le convenzioni internazionali –  la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Carta sociale europea, per citarne alcune – che vietano le punizioni corporali e altre forme di trattamento degradante dei bambini in ambito educativo.

Il Belgio è stato più volte richiamato all’ordine per non aver rispettato gli impegni internazionali a cui è vincolato ma né il Codice civile né il Codice penale sono stati ancora cambiati. Al quotidiano Le Soir, Anna Rodriguez, membro dell’ONG Defence for Children International, ha sottolineato come cambiare la legge sia necessario per raggiungere un quadro favorevole a un cambiamento di mentalità e anche al benessere dei bambini.

Come mai il governo belga è portato in tribunale?

Nel corso della legislatura corrente sono state presentate in Parlamento due proposte di legge contro le punizioni correttive, ma non sono state ancora accolte. Per questo motivo la ONG Defence for Children International (DCI) ha deciso di portare la questione in tribunale.  La ONG chiede che il Ministro della Giustizia, Paul Van Tigchelt, si presenti davanti al Tribunale di primo grado di Bruxelles per la mancata emanazione di una legge.

“Non aspettavamo necessariamente l’approvazione della legge, ma almeno che ci fossero dei progressi significativi, ma non è stato così: il caso è completamente bloccato”, spiega a Le Soir Benoît Van Keirsbilck, direttore di DCI-Belgio.

In assenza di progressi, la decisione della ONG di portare il governo in tribunale vuole sottolineare la responsabilità dello Stato per la mancata adozione di una legislazione che regoli la violenza in famiglia, pur avendone l’obbligo.  Da parte sua il Ministro della Giustizia ha dichiarato che il dibattito sulla legge continuerà in Parlamento, ma non è stato indicato alcun calendario di discussione.

L’Italia come il Beglio?

Sono pochissimi i Paesi europei a non aver ancora vietato per legge tali violenze. Tra questi, l’Italia (https://endcorporalpunishment.org/reports-on-every-state-and-territory/italy/).

In Italia, una sentenza della Corte Suprema del 1996 stabilisce che questo diritto non può essere utilizzato per difendere l’uso di punizioni corporali, ma ciò non è stato confermato dalla legislazione. L’accettazione sociale quasi universale delle punizioni corporali nell’educazione dei figli richiede chiarezza nella legge che nessun livello di punizione corporale sia accettabile. Il “diritto di correggere” dovrebbe essere esplicitamente abrogato e dovrebbe essere vietata ogni punizione corporale e altre forme di punizione crudeli o degradanti, in casa e in tutti gli altri ambienti in cui gli adulti hanno autorità parentale.

Foto di  Annabel_P da Pixabay

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Redazione
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